"Una ragazza che legge sa che il fallimento conduce sempre al culmine,
che tutto è destinato a finire ma che tu puoi sempre scrivere un seguito;
che puoi iniziare ancora e ancora ed essere nuovamente l’eroe.
Una ragazza che legge comprende che le persone, come i caratteri, si evolvono.
Eccetto che nella serie di Twilight.
Se trovi una ragazza che legge, tienitela stretta:lei parla come se i personaggi del libro fossero reali perché, per un po’, lo sono sempre."
Rosemarie Urquico.

mercoledì 27 giugno 2012

Rebirth Dawn Extra



 Extra
- Vertigine -



Fissai la mia immagine riflessa nello specchio e sospirai affranta.
Avevo dei cerchi violacei intorno agli occhi, tanto che sembrava avessi fatto a pugni con qualcuno.
Non che Leah non sarebbe stata felice di sfogare un po' della sua perenne insoddisfazione sulla sottoscritta, ma alla fisicità prediligeva metodi più sottili.
Quelle occhiaie, ad esempio, erano opera sua: per tre giorni consecutivi era rientrata a notte fonda, aveva sbattuto tutte le porte e si era fatta una doccia, cantando a squarciagola improponibili cover di gruppi rock che soltanto lei conosceva.
Le avevo cortesemente chiesto di abbassare la voce, ma lei mi aveva deriso con frasi taglienti tipo: “La disturbo, principessa? Sono costernata. Se desidera posso cambiare genere...” ed era passata all'heavy metal.
Seth e Sue erano freschi e riposati al mattino -uno aveva il sonno di un elefante e l'altra usava i tappi per le orecchie-, mentre io trascinavo i piedi come uno zombie.
Non potevo nemmeno usare il fondotinta per cercare di coprire i solchi che rendevano il mio sguardo spiritato: la mia futura cognata, come amava definirla Belle, in un esuberante modo di aiutarmi a disfare i bagagli, aveva accidentalmente cestinato tutta la mia pochette di make-up.
“Puoi mettere sempre il fango che abbiamo dietro casa. E' un toccasana per la pelle, sai?”.
Desideravo ardentemente tornare a Jacksonville, ma avrei stretto i denti ancora un po'. Quella testona che mi ritrovavo come migliore amica non era in grado di cavarsela senza di me. Anche se dovevo ammettere che gliene capitavano di tutti i colori: un ex ragazzo vampiro, un attuale ragazzo licantropo, due gemelli appena nati, un padre sceriffo con un fucile sempre carico e puntato contro Jake, un esercito di succhiasangue -stavo iniziando ad assimilare il gergo lupesco- millenari in procinto di scatenare una guerra epica ed una ex fiamma del suo uomo sbucata da chissà dove.
Sbuffai, sciogliendo i capelli, ed aprii l'anta della cabina della doccia, dentro cui l'acqua scorreva già da dieci minuti buoni.
M'infilai sotto il getto e storsi il naso: era tiepido.
Probabilmente il riscaldamento era al minimo.
< Seth? > gridai a squarciagola, sperando che fosse in casa e non fosse uscito per l'ennesimo allenamento tattico coi Cullen.
< SETH! > riprovai dopo qualche secondo, iniziando ad insaponarmi le braccia.
< Che ti serve, Harm? > fu Leah a rispondere, usando il soprannome che aveva scoperto odiavo con tutta me stessa.
< Dov'è Seth? > replicai stizzita del fatto che fosse sempre tra i piedi.
Ok, mi odiava perchè ero la personificazione di tutto ciò che lei detestava e che le aveva sottratto ogni cosa bella possedesse, ma ciò non le dava il diritto di trattarmi sempre da schifo.
Avevo provato ad essere carina e cordiale i primi giorni, ma lei mi aveva sempre liquidato con uno sguardo di sufficienza e poche parole velenose.
“Non ti sforzare. Non mi piacerai mai tu e il tuo profumo da trecento dollari.”
A chiare lettere mi aveva esplicitato il suo disappunto nell'avermi sempre attorno e, forse, sperava di indurmi a scappare con la coda tra le gambe, ma io non avevo ancora intenzione di cedere.
Ero più tosta di quanto lei credesse e glielo avrei dimostrato!
< E' uscito un attimo fa. Che ti serve? >
< L'acqua è tiepida. Puoi alzare il termostato, per favore? > giunsi le mani davanti al viso, sperando che non girasse sui tacchi e negasse il suo aiuto.
Non le stavo chiedendo poi tanto, no?
< Sei fortunata che sia tiepida. L'ho consumata prima tutta io quella bollente. Mi stupisco anzi di come non sia... >
Prima che finisse la frase, il getto d'acqua gelò.
Lo spruzzo freddo m'investì in pieno e mi ritrovai a correre fuori dalla doccia gridando.
Gocciolando e tremando di freddo, m'avvolsi in un asciugamano microscopico ricacciando indietro le lacrime.
Ma che diavolo stavo facendo?
Perchè mi ostinavo a difendere con le unghie e con i denti una posizione che non avevo nemmeno voluto?
Non avevo certo chiesto io di essere l'imprinting di Seth e non volevo nemmeno accasarmi così presto!
Era assurdo, tutto
totalmente assurdo!
Lui era una sottospecie di indiano che mutava ed io ero persino allergica al pelo animale!
Non c'era una sola cosa su cui ci trovavamo d'accordo e ci punzecchiavamo di continuo invece di scambiarci effusioni come Emily e Sam.
Era tutto sbagliato, tutto totalmente sbagliato!
Altro che il fango che rinvigoriva la pelle! Io avevo bisogno di un centro benessere per sopravvivere!
Spalancai la porta con la faccia risoluta e spintonai Leah con poca grazia.
Ero stanca persino di mostrarmi gentile con lei, tanto non ne ricavavo niente.
L'unica per cui mi dispiacevo era Sue, ma avrebbe di sicuro trovato una nuora più docile e meno pretenziosa di me.
< Hai vinto tu, Clearwater. Me ne vado! > esclamai dura, stringendo i pugni.
La sorpassai senza nemmeno darle il tempo di esibire un'espressione vittoriosa ed entrai in camera di Seth, aprendo la valigia con cui ero arrivata per ammassarci dentro i pochi vestiti sopravvissuti alla sabbia, alla salsedine e a quel dannato fango appiccicoso.
Mi pizzicavano gli occhi e avevo i capelli fradici incollati alla schiena che gocciolavano, ma non mi sarei fermata nemmeno per asciugarmi.
Finchè la questione Volturi non si fosse smorzata, sarei rimasta nei paraggi per dare sostegno psicologico a Belle, poi avrei preso il primo volo e sarei tornata dal mio amato sole bollente e alla mia abbronzatura dorata.
Avremmo trovato il modo di continuare a frequentarci e non perderci, ma di sicuro non avrebbe compreso lupi, zanne scoperte, sangue e Leah.
Raccattai le mie scarpe tutte insieme e le buttai in un borsone, singhiozzando.
Altro che forza d'animo e volontà! Io non avevo niente che nemmeno lontanamente ci si avvicinasse.
Mi pavoneggiavo del contrario, esibendo una facciata fragile e porosa.
Era bastata meno di una settimana per mandarla in frantumi e non sapevo nemmeno rimettere tutti i pezzi al proprio posto senza incollarmi le dita.
La vera frana qui ero io, non Belle.
Lei almeno stava lottando per ciò che amava...
Chiusi di scatto la zip e, mentre mi affaccendavo per trovare i miei reggiseni, due braccia piacevolmente calde mi avvolsero.
< Non stai scappando, vero? >
Parlò con le labbra premute contro la mia spalla nuda ed io affondai i denti nella lingua per non cedere all'impulso di gridargli contro qualche cattiveria.
Lui non aveva colpe, se non quella di essersi innamorato sotto costrizione della persona meno adatta al mondo.
Il suo radar lupesco doveva essere difettoso.
< Sì. > era l'unica cosa che potevo permettermi di dire senza far tremare la voce.
< Cosa ti ha fatto stavolta mia sorella? > chiese, senza allentare la presa.
Chiusi gli occhi e per un solo secondo mi godetti il tepore della sua pelle.
Poi inspirai aria e mi voltai per affrontarlo.
-Cazzo, ma perchè devi essere così bello?-
< Non è lei. Sono io, Seth, Non c'entro un accidente con questa riserva, con la vostra lotta per proteggere gli esseri umani dai non-morti-bevitori-di-sangue e chissà che altro! Io...io ho altri progetti e nessuno di questi comprende...comprende... > mi si spense la voce.

Non erano occhi da cucciolo ferito quelli con cui mi stava fissando, vero?
< ...me? > domandò brusco.
< Sì...cioè no! Cioè... > mi impappinai e mi torsi le mani, cercando una qualunque spiegazione alla mia reazione.
Come si faceva a confessare a qualcuno che proferisce ai quattro venti di amarti incondizionatamente che ti sei approfittata della situazione per non abbandonare una migliore amica in difficoltà e godere nel frattempo di un sesso strepitoso?
Perchè quello era il succo della questione.
Tutte le prediche che avevo fatto a Belle su quanto fossero sbagliati egocentrismo, egoismo e opportunismo erano state parole al vento.
Il mio cervello le aveva partorite, la bocca le aveva pronunciate e le orecchie non le avevano colte.
Mi ero comportata più meschinamente di quanto lei avesse mai fatto persino in sogno.
Sospirai.
< Io...io non ti amo, Seth. Forse avrei potuto innamorarmi di te se fossi stato ricco e avessi vissuto in una città stracolma di centri commerciali e...e smettila maledizione di guardarmi così! Io non sono perfetta come credi! Sono viziata e codarda! > esplosi, arretrando.
Il freddo mi punse le braccia scoperte ed alimentò quella fonte inesauribile di lacrime che avevo iniziato a versare senza nemmeno accorgermene.
Se Leah si fosse affacciata nella stanza in quel momento si sarebbe presa la sua vittoria.
< Eleanor Harmony Gray stai farneticando. Non sai quello che dici. > Seth incrociò le braccia al petto e mi trafisse con uno sguardo tagliente.
Sembrava più uomo di quanto in realtà non fosse.
< Lo sai che odio quando usi il mio nome intero e sai anche che non devi dirmi quello che penso! Porca puttana hai sedici anni, cosa ne vuoi sapere dell'amore? Non è il sesso che abbiamo condiviso! Quella è un po' di ginnastica piacevole e nient'altro! L'animale che sei e che potrebbe ferirmi in qualunque momento, persino ora, ti suggerisce che tu mi ami, ma non è così! Se fosse amore non ti verrebbe imposto! Non è un sentimento che si può imbrigliare e che può costringere qualcuno a provare qualcosa per un’altra persona! > allargai le braccia esasperata.
Perchè non voleva capire?
< Hai finito? > chiese, alzando appena un sopracciglio.
Più che colpito sembrava divertito.
< No! Ho ancora molto... > attaccai, ma lui mi colse di sorpresa.
Senza darmi modo di ribellarmi o aggrapparmi a qualcosa per non essere strattonata via, mi prese in braccio, caricandomisi su una spalla, e uscì di casa a grosse falcate.
< Ehi! Ehi che diamine stai facendo? Mettimi giù! > scalciai, poi mi ricordai che ero coperta da un asciugamano che nascondeva a malapena le parti intime e mi calmai, limitandomi a pizzicarlo e a mordergli la spalla.
< Dacci un taglio con questa farsa, Ellie. Hai detto di essere codarda? Recita la parte fino in fondo. Sta’ ferma e zitta, una buona volta! > dichiarò risoluto, iniziando a correre verso il limitare della foresta.
< Ti faccio mettere in punizione da tua madre, Seth! Sono seria! > tentai, ma lui rise della mia poco temibile minaccia.
Si fermò in una radura circolare in cui non filtrava nemmeno uno spruzzo di luce: i rami erano troppo fitti e tessevano trame così complicate da non concedere spazio ai raggi solari.
< Vuoi uccidermi e seppellire i miei resti qui, vero? > domandai, sentendo i brividi risalire le vertebre della mia colonna come se fossero gradini scivolosi.
Era un posto lugubre e decisamente poco gradevole.
Senza rendermene conto gli infilai le dita nei muscoli della schiena e lui mi baciò il collo, poco sotto l’orecchio.
< Voglio provare una cosa. Ti fidi di me? > mi scostò una ciocca di capelli bagnati dalla fronte e mi fissò con uno sguardo innocente e puro.
Sorrise, perchè sapeva di avermi già fregato.
Reggendomi con una sola mano, si slacciò i pantaloni e si sfilò le scarpe, tirandole a caso nella boscaglia.
< Se è il sesso selvaggio su una biforcazione nodosa di qualche albero che vuoi sperimentare, scordatelo! > asserii aspra, cercandomi nuovamente di scendere.
< La vuoi smettere di agitarti? > sbuffò e mi chiuse la bocca con un bacio.
Prepotente e deciso, Seth sapeva essere –quando voleva- tutto fuorchè un ragazzino.
Feci aderire di più i nostri corpi e mandai al diavolo i miei propositi di mollargli un calcio nelle palle per il poco tatto che usava sempre nei miei riguardi.
Si staccò troppo presto ed io mi morsi le labbra, frenando l’impulso che avevo di rimangiarmi la parola e implorarlo di prendermi lì tra gli alberi.
Mi scoccò un bacio giocoso sul naso e tornò di nuovo ad essere un bambino estatico e impaziente.
Cosa diamine aveva in mente?
Muovendo appena le braccia, mi fece scivolare dietro di sè e si mise a carponi a terra, tra i le radici scoperte che sembravano corpi sinuosi di serpenti.
< Reggiti, non ho idea dell’effetto che possa fare. >
Ebbi voglia di protestare, ma la bocca rimase sigillata mentre le dita ubbidivano ai suoi ordini e si legavano ai suoi capelli lunghi.
Strinsi le gambe alla sua vita e serrai gli occhi, aspettandomi di essere disarcionata e scagliata rudemente contro un albero di lì a pochi attimi.
Il respiro di Seth crebbe velocemente  d’intensità: la sua cassa toracica si espandeva fino al limite in lassi di tempo sempre più brevi, spingendo fuori aria rovente.
La sua temperatura era insopportabile. Bruciava, ardeva, come un piccolo sole.
Un sole che io potevo toccare e da cui mi sarei lasciata volentieri ustionare.
Ringhiò di gola e iniziò a tremare in modo convulso, tanto che più volte avvertii l’impulso di gridargli di fermarsi, che mi stava facendo paura, ma lo soffocai.
Ero attratta dalla situazione e affascinata dal suo corpo che mutava sotto le mie dita.
I muscoli si tesero, la cartilagine si allungò e le ossa scricchiolarono.
Esplose, infine.
Non saprei definire in altro modo lo schiocco con cui il lupo comparve, liberandosi irruento delle sue spoglie umane.
La pelle di Seth, imperlata di goccioline di sudore, si lacerò, lasciando il posto ad una pelliccia morbida e calda, in cui affondai il viso.
Tremavo e non più per il freddo, ma per la scarica di adrenalina che mi aveva attraversato le membra.
Riaprii finalmente gli occhi e rilasciai il fiato che inconsciamente avevo trattenuto.
Il lupo emise un brontolio basso e chinò la testa remissivo.
< Sto bene...credo. > borbottai, cercando di aggrapparmi meglio al suo dorso.
Mi vergognavo della mia nudità, ma mi sentivo al sicuro e non temevo più che lui potesse ferirmi.
Con quel gesto aveva sedato ogni mia paura: non sarei mai diventata la copia bionda di Emily; non per mano sua almeno.
Allungai una mano, gli sfiorai il retro delle orecchie e lui sbuffò.
< E’ stato figo, ok te lo concedo. Adesso torna normale, però. > dissi, ma rimasi ancorata a lui, poggiando persino la testa sulla sua schiena.
Sentivo il rumore dell’aria che entrava nei suoi polmoni possenti ed il brontolio del suo stomaco affamato.
< Non è possibile, dai! Hai mangiato meno di un’ora fa i pancakes di tua madre! Ce l’hai un fondo? >
Il lupo gorgogliò ed io interpretai quel buffo suono come una risata.
Lo imitai e immersi il naso nella sua pelliccia. Sapeva di aghi di pino, di resina di quercia, di terriccio umido e...di Seth.
Di uomo.
Del mio uomo.
-Stop! Tronchiamo questi pensieri sul nascere, eh? -
La sua coda frustò l’aria ed il grosso animale rivolse il capo all’indietro, esibendosi in un roboante ululato.

Gli diedi un pugno giocoso.
< Guarda che così mi rendi sorda! Piantala di fare l’esibizionista! >
Per tutta risposta lui piegò appena le zampe e si diede una spinta in avanti.
Iniziò a correre nel folto della foresta a caso, schivando all’ultimo tronchi massicci e cespugli pungenti.
Affondai le ginocchia nei suoi fianchi e gli tirai il pelo, cercando di farlo rallentare, ma fu tutto inutile.
< Seth! Seth, maledizione fammi scendere, io odio la velocità! > urlai per farmi sentire sopra il fischio del vento che mi riempiva le orecchie.
Non sentivo nient’altro che quello, il rimbombo impazzito del mio cuore prossimo al collasso e il battito invece regolare del lupo.
Inspirai e cercai di adeguarmi a quel ritmo, tanto nemmeno se mi fossi sgolata fino a rendere le mie corde vocali sottili come quelle di un violino si sarebbe fermato.
Tentai di cancellare dalla testa il pensiero di essere in groppa ad una sottospecie di canide formato orso che sfrecciava quanto una locomotiva e mi sforzai di godermi la sensazione.
Non era poi male se tenevo gli occhi chiusi ed ignoravo tutto ciò che non fosse l’aria che picchiava sulla mia pelle e sparpagliava i miei capelli alle spalle, asciugandoli.
C’avrei messo un secolo a sciogliere tutti i nodi, poi.
Il corpo di Seth scattava sotto le mie mani ed era caldo come quando era umano e mi abbracciava.
Ero al sicuro.
Ero al posto giusto. Con la persona giusta...anche se definirlo ‘’persona’’ in quel momento era ridicolo.
Si fermò infine di colpo ed i suoi artigli stridettero sulla roccia.
Azzardai a socchiudere una palpebra alla volta, mentre un piacevole odore salmastro profumava l’aria intorno a noi.
< Seth... > mi tremava la voce e avvertivo già i primi sentori di vertigine.
Serrai i pugni sul suo pelo e mi umettai le labbra.
< Seth....te l’ho mai detto che...che soffro di vertigini? > balbettai, arrischiandomi a lanciare un’occhiata sul baratro sotto di noi.
Quel pezzo di scogliera sembrava una lingua lasciata penzolare tra i denti e aveva davvero un’aria estremamente fragile.
E se fosse crollata di schianto?
Non avevo intenzione di morire così giovane e di certo non in modo così poco glorioso.
Diedi un colpetto al suo fianco col piede come si faceva con i cavalli, sperando che facesse dietrofront e mi riportasse al sicuro tra gli alberi, ma il lupo inspirava profondamente e muoveva a scatti le orecchie, cogliendo chissà quale suono.
< Seth, giuro che ti regalo la collana intera di fumetti di Spiderman anche quelli introvabili, ma ti prego, portami via. > mugugnai con la voce strozzata.
A quanti metri d’altezza eravamo?
Buttarsi dal trentesimo piano di un grattacielo, in quel momento, mi sembrava una prospettiva davvero più invitante.
La pietra dello strapiombo era aguzza e nerastra, in netto contrasto con la distesa d’acqua cristallina che risplendeva di mille giochi di luce creati dal sole.
Era quasi invitante.
Seth, sotto di me, prese a tremare piano e, prima ancora che potessi rendermene conto, aveva assunto di nuovo la forma umana.
Mi ritrovai a cavalcioni sulla sua schiena nuda e bruna. La pelle liscia non portava alcun segno della trasformazione e me ne stupii.
Non gli avevo mai chiesto se fosse dolorosa oppure no. Io immaginavo di sì.
Era curvo e potevo contare tutte le sue vertebre.
Le percorsi con un dito affascinata e lui rise, facendomi ritrarre come se stessi facendo qualcosa di sbagliato.
< Mi fai il solletico, Ellie! > scosse la testa e si girò per guardarmi e farmi la linguaccia.
Era bello e indossava lo stesso sguardo di quando sua madre sfornava una delle sue torte di mele: eccitato e felice.
Ero io a farlo sentire così oppure la corsa?
Al pensiero che la seconda opzione fosse quella esatta, provai un assurdo senso di delusione.
Che me ne fregava?
Era un ragazzino ed era normale che si esaltasse per così poco.
La stupida ero io che m’illudevo che fosse sempre adulto come si mostrava quando facevamo sesso.
Scesi e mi finsi indispettita, incrociando le braccia sotto il seno.
Seth si alzò in piedi e mi sollevò da terra prendendomi per i fianchi.
Mi fece volteggiare ed io rischiai di rigettare la colazione.
< E’ stato...è stato...WOOOOOOOW! > gridò e la sua voce si espanse a macchia d’olio attorno a noi.
La roccia restituì un leggero eco della sua esclamazione divertita, che si spense piano in uno sbuffo di schiuma salata.
Gli sorrisi mio malgrado. Era contagioso.
< Non mi ero mai fatto cavalcare da nessuno! > mi rimise a terra e mi prese il viso tra le mani, premendo le labbra sulle mie.
Scottava, ma era un calore piacevole.
Dio, possibile che trovassi irresistibile qualsiasi cosa di lui?
E la mia allergia al pelo animale dove finiva quando ne avevo bisogno?
Sbuffai.
< Lo sai che hai appena sputato un controsenso con i fiocchi? E falso, oltretutto, visto quanto mi piaccia starti sopra. > puntualizzai e poi alzai gli occhi al cielo, dello stesso colore del mare sotto i nostri piedi.
Sembrava che sopra di noi ci fosse soltanto un grosso specchio.
Seth avvampò e distolse lo sguardo, tossicchiando.
Era adorabile quando si vergognava e mostrava davvero l’età che aveva.
Si dava arie da grand’uomo, ma a conti fatti restava sempre un cucciolo che avrei volentieri coccolato tutta la notte e protetto dai suoi incubi.
< Uhm, che ne dici di rivestirti? > gli domandai, cambiando discorso e tirandolo fuori dall’imbarazzo in cui si era impantanato.
S’illuminò d’improvviso ed io arretrai.
Quando si entusiasmava a quel modo c’era di che temere.
< Che ne dici di fare un tuffo? >
- Eh? -

Lo guardai visibilmente scioccata e battei sulla sua testa più volte, per controllare che non fosse vuota.
< Toc, toc? > dissi ironica < Pronto? Qualcuno mi riceve? Io soffro di vertigini! >
Il suo fervore non fu minimamente intaccato dalla mia rivelazione.
< Oh, andiamo Ellie, non farti pregare! E’ un attimo e l’adrenalina che ti si riversa nelle vene è... >
< Ho detto di no! Non farmi sembrare tua madre quando ti nega il quarto piatto consecutivo, sù! > lo esortai e mi voltai, incamminandomi verso il limitare della foresta.
Terra solida. Non desideravo nient’altro.
Lui mi trattenne per un braccio e mi strattonò addosso al suo petto scultoreo.
< Ti prego, amore... > sussurrò roco, mordendomi il lobo.
Vacillai e lui se ne approfittò.
Mi prese tra le braccia veloce e si posizionò sulla punta della scogliera.
< Pronta? > mi sorrise.
< NO! > urlai orripilata.
< Tappati il naso! > replicò per tutta risposta, dandosi una spinta verso l’alto.
Mi aggrappai al suo collo e pregai con disperazione come non avevo mai fatto in tutta la mia vita.
Lui pensava solo a cercare esperienze da brivido tanto, anche se si fosse trasformato in un budino formato umano, la sua guarigione rapida lo avrebbe rimesso in sesto in un paio di settimane.
Io no.
Io mi sarei sfracellata contro uno scoglio e tanti saluti.
Gli squali –c’erano gli squali in quelle acque?- si sarebbero cibati dei miei resti.
Era quello tutto l’amore che era capace di dimostrarmi? Attentare alla mia vita?
Trovare un modo divertente per farmi fuori?
Non riuscii nemmeno a gridare.
Strizzai gli occhi e andai in apnea, mentre la gravità ci risucchiava verso il basso, verso un abisso vorace, gelido e liquido.
Perchè? Perchè a me?
Non ero proprio tipo da sensazioni estreme.
Io stavo tanto bene a Jacksonville, a prendere la tintarella sorseggiando cocktail a bordo di una piscina altra due metri massimo.
La caduta mi sembrò infinita.
L’aria fredda mordeva la pelle scoperta delle mie spalle e mi slacciò persino l’asciugamano in cui ero avvolta.
Fantastico, avrebbero ripescato il mio corpo ricoperto d’alghe –nel migliore dei casi- come la Sirenetta Disney.
Se fossi sopravvissuta, Seth me l’avrebbe pagata...e avrebbe pagato anche il biglietto aereo per rispedirmi a casa prima di subito.
Eppure sentivo il calore del suo abbraccio sulla schiena.
Da qualche parte, in un angolo remoto impolverato e pieno di ragnatele del mio essere, sapevo che lui non avrebbe mai fatto nulla che avesse potuto nuocermi.
Il lupo lo costringeva ad amarmi e perciò mi avrebbe protetto a qualsiasi costo.
Era una consapevolezza dolce e tenera. Una di quelle cose con cui non ero abituata a trattare.
Una di quelle che mi facevano perdere un battito, o forse due o tre.
Battiti che lasciavo addosso a lui, perchè di sicuro sapeva prendersene cura meglio.
Aprii gli occhi per cercare i suoi e riuscii ad intravedere soltanto il suo sorriso elettrizzato, prima che l’acqua salata ci inghiottisse nelle sue fauci.
Era gelida e si frappose fra me e Seth con violenza, strappandoci l’una all’altro.
Giù, giù, fino in fondo.
Fino a sfiorare gli scogli taglienti con la pianta dei piedi.
Fino a non riuscire più a intravedere la luce riflessa sulla superficie.
Fino a sentire le braccia intorpidite per la rigida temperatura e a vedere le bolle d’ossigeno che abbandonavano il mio corpo.
Giù, giù.
Fino a trovare infine una scia di calore e poi la mano di Seth, che si intrecciò con la mia e mi trascinò verso l’alto.
Gli occhi bruciavano irritati dal sale, ma li tenni aperti comunque e ammirai tutte le gradazioni di blu che attraversammo.
Sgusciammo fuori stretti l’uno all’altro, respirando a pieni polmoni l’aria che ci rubavamo a vicenda.
< Allora? Com’è stato? > Seth batteva i piedi nell’acqua, reggendo a galla entrambi.
Era incapace di star fermo, come un bambino il giorno del proprio compleanno che saltellava curioso ed euforico di fronte la pila dei regali, impaziente di spacchettarli e mettersi a giocare.
Sbuffai e lo spinsi via con una mano sul viso.
-Cancellati quella dannata espressione dalla faccia o ti riempo di baci, giuro.-
< Quando non avrò più voglia di ammazzarti ne riparlaremo. >

Lo schizzai appena, nuotando verso la riva lontana per cercare di scaldarmi un po’.
Ero prossima all’ipotermia ne ero sicura.
Rise sguaiato, gettando indietro la testa.
Mi morsi le labbra spaccate dal freddo.
-Cazzo, ma quanto sei bello tutto bagnato?-

< Non mi ero mai buttato da lassù con qualcuno che non fosse uno dei miei fratelli. Mi piace che ci sia tu con me. >
Ma perchè doveva buttare una frase smielata come quella con un’innocenza simile?
Era impossibile resistergli e tenergli il muso.
- Eleanor Grey, questo ragazzino ti sta facendo perdere la testa. -
 < Peccato che tu ti diverta più di me. Io muoio di paura. > diedi un altro paio di bracciate, ma Seth mi pose le mani sui fianchi e mi tirò a sè.
I nostri corpi nudi e resi scivolosi dall’acqua aderirono in modo perfetto.
Il suo calore mi penetrò sottocute, scaldando il sangue che avevo nelle vene.
Smisi quasi subito di battere i denti.
Mi lasciai abbracciare da dietro. Era rassicurante.
< Bugiarda. > mormoro e leccò via qualche goccia dal mio collo.
< Seth...ho freddo. > cercai di divincolarmi, ma le sue dita si strinsero sulla mia vita e scesero sulle cosce.
< Bugiarda, di nuovo. > mi baciò appena sotto l’orecchio, poi la spalla ed i suoi capelli mi fecero il solletico.
< Seth...non voglio. Non qui. >
< Ti piace proprio mentirmi? E’ da oggi che non fai altro... >
Roco. Greve. Uomo.
Sospirai e piegai il capo di lato.
Mi lasciai baciare.
Sapeva di mare, delle pesche allo sciroppo nella torta di Sue, di erba e bacche selvatiche.
Di quei fiori gialli che il giorno prima aveva colto in una radura per me e che io avevo finto di non apprezzare.
Strinse l’abbraccio e poi scese con una mano tra le mie gambe, audace come era stato subito, anche la prima volta.
Mi toccò in punti che aveva imparato a conoscere bene.
Non chiedeva il permesso, non aspettava che fossi io a guidarlo o a implorarlo.
Più uomo che mai.

Tremai sotto le sue dita che si muovevano esperte. Tremavo e lo volevo.
Disperatamente, come prima impantanata sul fondale avevo anelato ossigeno e luce.
Si strusciò appena contro di me e la sua eccitazione premette sul mio fondoschiena.
Bambino intrappolato in un corpo da adulto.
Uomo ancora non fatto, con occhi infantili e un sorriso contagioso.
Cucciolo in cerca d’adrenalina e d’amore.
- Cos’è che mi stai silenziosamente domandando, Seth? Cosa vuoi? Posso dartelo. Chiedi e sarò per te quello di cui hai bisogno.-

Mugolai e gli spostai una mano sul seno, lambito dall’acqua e dal suo calore.
Ero una donna io, consapevole dei suoi desideri, eppure mi sentivo una ragazzina ingenua ancora aggrappata alle favole.
-Chi non cresceva, chi sognava e combatteva; chi volava e saltava tra le nuvole, illuminato dalla polvere di fata come noi Seth, finiva all’isola che non c’è. Lo sapevi?
-
Mi accarezzò con più fermezza, spingendomi verso il limite.
Riempiva ogni mio centimetro di pelle di baci e non smetteva, perchè conscio di quanto detestassi avere anche un solo secondo vuoto da riempire con pensieri inopportuni.
Mi voltai fra le sue braccia e gli chiusi le gambe intorno alla vita, guidandolo dentro di me senza esitazione.
< E dove finiscono i bugiardi, Ellie? I bugiardi come te, che negano persino l’evidenza, eh? >
Mi sorrise e mi penetrò deciso, rilasciando un gemito contratto.
Mi mossi veloce e gli morsi il labbro.
Sale sulla bocca, nei capelli, incrostato sulla pelle.
< Gli altri non lo so. Io finisco tra le braccia di un lupo. > nuotava e spingeva, premendomi contro di sè.
L’acqua si frapponeva tra noi e lui la allontava, infastidito.
Piccolo, Seth.
Adulto, Seth.
- Sono tua qualunque cosa tu sia ora o voglia mai diventare. -
Raggiunsi l’orgasmo per prima, in pochi attimi.

Forse per il freddo, forse per il tepore, forse per il mare...o forse per una consapevolezza diversa.
Tremori scossero il mio corpo dai piedi fino alla testa.
Mi avvinghiai a Seth e, nell’impeto del momento, buttai sott’acqua entrambi.
Riemergemmo ridendo e sputacchiando.
Lui scosse la testa e mi schizzò, poi affondò un altro paio di volte e infine crollò.
< Ti amo. > mi disse stampandomi un bacio sulla fronte piena di gemme salate.
< Taci, lo sai che è il lupo che parla. > lo spinsi lontano di nuovo e lui mi lasciò scappare verso la riva.
< Il lupo è parte di me. Ti amo, che tu ci creda o no, testona. > gridò, nuotando per raggiungermi.
< E’ colpa dell’imprinting. > ribattei allora, poggiando i piedi sulla sabbia molle del fondo.
Finalmente toccavo.
Un po’ di solida realtà era quello che mi serviva per riprendere il controllo di me stessa e di quel dannato cuore impazzito.
< Imprinting o no, ti avrei fatta mia lo stesso. Non avresti potuto resistermi. > dichiarò fiero, prendendomi per mano e uscendo dall’acqua.
Come diavolo faceva a sfoggiare tutta quella sicurezza?
E come l’avremmo attraversata tutta la riserva nudi?
< Mr. Modestia, dacci un taglio! > mi voltai verso sinistra e gli feci la linguaccia. < Portami a casa. >
Gli sorrisi e lui mi imitò.
Non parlavo più di Jacksonville e lo sapeva.

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